Tutta una discesa
1. Come è nata l'idea che ha portato alla stesura del tuo romanzo?
Nel 2018, dopo oltre 16 anni di lavoro in azienda, sono stata licenziata per ristrutturazione. Con una
causa per non concorrenza in corso e moltissimi rimpianti per non aver lasciato il mio paese quando ne avevo avuta l'occasione. Dopo essere ripartita da zero, ho deciso di scrivere questo
libro per raccontare la storia di chi, pieno di ambizioni e di forza di volontà, si ritrova incastrato in un sistema che sembra ostacolare con imprevisti e personaggi subdoli ogni suo obiettivo,
prima di riuscire a trovare il coraggio di cambiare per sempre. Ho iniziato a scriverlo dopo una serie di grandi delusioni, di quelle che non ci migliorano e non ci insegnano niente, delusioni
che annientano, avviliscono e fanno passare la voglia di vivere. Ero animata da un forte desiderio di riscatto, o quantomeno di portare alla luce la mia verità. Il libro arriva fino al 2010
circa, ne sto scrivendo un secondo in cui la storia diventa più articolata e, a tratti più drammatica. Lo stile, però, è sempre leggero, incalzante, quasi
frizzante. L'intento è quello di partire dal genere chick lit e di sovvertirne le dinamiche, per portare alla luce una storia fatta di impegno, sacrifici, grandi delusioni e situazioni dai risvolti
inaspettati. Spero che il mio stile ne sia all’altezza e che l’editore mi aiuti a far emergere il vero messaggio, é molto importante.
2. Chi è Martina, la protagonista del racconto?
Martina è una giovane sognatrice piena di ambizioni. Cresce nell'illusione che, se crederà davvero nelle sue capacità, se sarà disposta ad impegnarsi al massimo per inseguire il suo sogno, prima o poi riuscirà a realizzare qualunque obiettivo, esattamente come le protagoniste dei suoi telefilm e libri preferiti. Purtroppo, la genuinità, l'eccessivo ottimismo e la fiducia nel prossimo di Martina la porteranno spesso a prendere decisioni sbagliate, a sottovalutare le conseguenze delle proprie azioni, costringendola ad un continuo alternarsi di alti e bassi in ambito sentimentale ma soprattutto professionale che metteranno a dura prova la sua intraprendenza e la sua determinazione.
3. Nel libro sembri cercare una fuga dal luogo di origine, come se le radici della protagonista non fossero ben ancorate al terreno. Esiste un collegamento tra la realtà e l'astratto dell'opera?
Come si legge già dal primo capitolo, sono sempre stata attratta da tutto ciò che proviene da "fuori", dal resto del mondo. Se me lo consenti vorrei citare un estratto del mio libro, che credo spieghi molto bene cosa rappresenta per me il mondo: "Ricordo ancora quella volta in cui mio padre tornò a casa dal Giappone con una valigia piena di pezzi di un mondo che la maggior parte delle persone poteva a malapena immaginare. Avevo quattro anni, rimase via più di un mese. Ma nei ricordi che ho di quando ero bambina il senso di potere e di meraviglia suscitato da quel viaggio è sempre stato più forte della sensazione di abbandono provocata dall’assenza, seppure temporanea, di un genitore. Viaggiare è ricchezza, è emozione, è un’espansione di noi stessi che arriva ad abbracciare altre realtà, altre persone e altri modi di vivere. Viaggiare ci porta una seconda vita. In quelle scatoline colorate e luminose con i volti dei personaggi Disney e dei Manga per me c’erano altre esistenze, come la mia ma in un altro posto, in un altro modo. E già allora sentivo che avrei dato qualunque cosa per poter vedere da vicino, “dal vero”, come venivano presentate e utilizzate quelle cose nel loro paese di origine, come erano le case in cui venivano tenute, come si comportavano le persone che le acquistavano, come vivevano, cosa mangiavano…" Per quanto riguarda la fuga, devo ammettere che in effetti tra i 20 e i 25 anni mi volevo trasferire all'estero (in particolare a New York) a tutti i costi, avrei fatto qualunque cosa pur di riuscirci...ma quando mi si è presentata davvero l'occasione non sono riuscita a coglierla, perchè in fondo ero e sono tuttora troppo legata alla mia terra, al mio stile di vita e soprattutto alle persone che mi sono accanto. E anche perchè non avrei mai potuto rinunciare a visitare il resto del mondo (chi vive e lavora a New York non ha molti giorni da poter dedicare alle vacanze, almeno non all'inizio). Quindi ho cercato di fare un lavoro che mi permettesse di a avere molte occasioni di contatto con l'estero o che mi desse abbastanza tempo libero da permettermi di viaggiare. E devo dire che, per mia fortuna, prima del Covid sono sempre riuscita a viaggiare tanto e ovunque...il mio sogno, in qualche modo, si è realizzato.
4. Perché un potenziale lettore dovrebbe preordinare la tua opera?
Mentre scrivevo questo libro ho capito che quello che mi era successo non era stato negativo come lo avevo vissuto e che gli insuccessi erano dovuti in parte a mie scelte sbagliate. Questa presa di coscienza mi ha dato modo di cambiare la mia prospettiva, facendomi sentire non più vittima di circostanze sfavorevoli, ma artefice delle mie soddisfazioni e dei miei fallimenti. Quindi ho continuato a sentirmi delusa e affranta, ma ho anche capito che sono sempre stata libera e che aver potuto scegliere é stato un grande privilegio. Credo che in Tutta una discesa si possa ritrovare un percorso comune a tante persone, che lottano tutta la vita per raggiungere i propri obiettivi ma vanno sempre irrimediabilmente incontro a delusioni e fallimenti. Ma forse, se si fermano a riflettere su quello che hanno, capiscono che le cose belle succedono e sono sempre successe, indipendentemente dal fatto di averle cercate o meno. Ne succedono altre, succedono in un momento o in un luogo diverso, ma prima
o poi la vita riserva a tutti qualcosa di straordinario. Vorrei che questo libro fosse di conforto a coloro che lottano, che continuano a sperare e a credere nel futuro nonostante le delusioni, che trovano nelle piccole gioie quotidiane la forza e gli stimoli per andare avanti; e che sono pronte a riconoscere e ad apprezzare le cose belle che la vita ha riservato e riserverà anche a loro.
5. Se dovessi scegliere un aggettivo per descrivere il tuo libro, quale utilizzeresti?
Coinvolgente.
6. C'è qualcuno che vorresti ringraziare in particolar modo?
Ringrazio chi mi ha fatto trovare un ambiente di lavoro talmente ostile da desiderare di scappare, da farmi capire che la mia libertà e la mia soddisfazione personale non sono mai state in vendita e che sono più importanti di qualunque cifra. Ringrazio chi mi ha licenziato improvvisamente lasciandomi senza lavoro dopo 12 anni di contratto a tempo indeterminato, a 36 anni e senza figli, costringendomi ad intraprendere una strada che fino a quel momento non avevo mai preso in considerazione seriamente, ma che si è rivelata la migliore per il mio carattere e le mie aspettative. Ringrazio il mio compagno che mi sopporta ogni giorno (non è affatto facile!) e che mi ha regalato la cosa più straordinaria e impagabile della mia vita: il nostro Gabriele.
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